De Rosa (SMET): Un modello integrato per una vera transizione energetica

Secondo la “via europea”, l’elettrificazione è presentata come la chiave di volta della transizione energetica. Il Cav. Domenico De Rosa, CEO di SMET, sostiene invece che i biocarburanti siano indispensabili per settori difficili da decarbonizzare.

De Rosa, perché ritiene che i biocarburanti siano così importanti nella transizione energetica?
Perché offrono soluzioni concrete e già disponibili per settori come il trasporto pesante, l’aviazione e la navigazione. Questi ambiti hanno esigenze energetiche che l’elettrificazione fatica a soddisfare, soprattutto per questioni legate alla densità energetica e all’autonomia. 

Quindi vede i biocarburanti come una tecnologia complementare all’elettrificazione?
Esatto. Non sono in contrapposizione, ma parte di un sistema integrato. L’elettrificazione è fondamentale per settori come il trasporto leggero e il trasporto pubblico urbano, ma non possiamo ignorare i limiti tecnici e logistici che incontriamo in altre applicazioni.

A cosa si riferisce quando parla di “limiti tecnici”?
Ad esempio, le batterie. Hanno un peso significativo e un’autonomia limitata rispetto ai combustibili liquidi. Per i veicoli pesanti o per l’aviazione, queste caratteristiche sono un ostacolo. Inoltre, l’elettrificazione richiede infrastrutture di ricarica capillari e molta energia rinnovabile, due elementi che non sono ancora sufficientemente sviluppati ovunque.

Quali vantaggi concreti vede nei biocarburanti rispetto all’elettrificazione?
Il primo è la compatibilità con le infrastrutture esistenti. Non c’è bisogno di riconvertire completamente flotte e motori: i biocarburanti possono essere usati negli attuali motori a combustione interna. Poi c’è l’impatto sulle aree rurali: la loro produzione crea nuove opportunità economiche e posti di lavoro in zone spesso marginalizzate.

Non c’è però il rischio che la produzione di biocarburanti entri in conflitto con l’agricoltura alimentare?
Questa era una critica valida per i biocarburanti di prima generazione, prodotti da colture alimentari. Ma oggi parliamo di biocarburanti avanzati, ottenuti da rifiuti, alghe o scarti agricoli. Non competono con l’agricoltura e, anzi, valorizzano materiali che altrimenti andrebbero sprecati.

Alcuni, però, potrebbero sostenere che puntare su molteplici tecnologie disperda risorse. Perché non concentrare gli investimenti sull’elettrificazione?
Perché la transizione energetica è una sfida complessa e non possiamo permetterci di trascurare altre soluzioni. Affidarsi esclusivamente all’elettrificazione significa ignorare le esigenze specifiche di settori difficili da decarbonizzare, con il rischio di rallentare il processo complessivo.

In quest’ottica, qual è il modello ideale per il futuro?
Un modello che integri tutte le soluzioni disponibili: elettrificazione, biocarburanti, energie rinnovabili e stoccaggio energetico. Solo così potremo raggiungere gli obiettivi di sostenibilità senza compromettere la sicurezza energetica e l’equilibrio economico.

Ci sono settori in cui i biocarburanti, secondo lei, saranno imprescindibili?
Sicuramente nei trasporti pesanti, nell’aviazione e nella navigazione. Sono ambiti in cui non vedo alternative valide nel breve termine. Anche il settore industriale, in alcune applicazioni, potrebbe beneficiare dell’impiego di biocarburanti.

Cosa serve per valorizzare il ruolo dei biocarburanti nella transizione?
Un maggiore sostegno alla ricerca, un quadro normativo chiaro e incentivi per lo sviluppo di biocarburanti avanzati. Solo così potranno esprimere appieno il loro potenziale.